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Valutazione delle lesioni del piede equino

Esiste una variabilità nell’identificazione e classificazione delle lesioni tra le diverse metodiche di imaging

Uno studio ha confrontato la tomografia computerizzata (CT), la tomografia computerizzata con mezzo di contrasto (CECT) e la risonanza magnetica a basso campo magentico (LFMRI) in stazione nell'identificazione delle lesioni nei cavalli con zoppia localizzata al piede; in particolare, si determinava se le tre tecniche erano in grado di identificare le lesioni dell'arto distale e si documentavano le discrepanze nella distribuzione delle lesioni e nella loro classificazione.

Le lesioni di strutture specifiche identificate alla CT e alla MR del piede (31 arti) dello stesso cavallo venivano riviste e confrontate.

Le lesioni del tendine flessore profondo del dito (DDFT) erano le più comuni e CT/CECT identificavano più lesioni rispetto a LFMRI. Le lesioni del DDFT osservate soltanto con la LFMRI erano spesso distali alla porzione prossimale del sesamoide distale e le lesioni del DDFT osservate solo con la CT/CECT erano spesso prossimali al sesamoide distale. Le lesioni osservate soltanto con la LFMRI erano lesioni a core (23,3%) o fenditure (43,3%), mentre quelle identificate solo con la CT erano abrasioni (29,8%), lesioni a core (15,8%), aumenti di volume (15,8%) o mineralizzazioni (12,3%).

La CT con mezzo di contrasto migliorava l'identificazione delle lesioni a livello dell'inserzione del DDFT rispetto alla CT e determinava un rinforzo vascolare del legamento sesamoideo distale impari e del legamento sesamoideo collaterale nel 75% dei casi. La LFMRI e la CT/CECT non identificavano rispettivamente la mineralizzazione dei tessuti molli e l'edema osseo.

Le lesioni identificabili mediante CT, CECT e LFMRI sono numerose, concludono gli autori, ma esiste una variabilità nella loro identificazione e classificazione. La LFMRI centrata solo sull'apparato podotrocelare può non identificare lesioni del pastorale o mineralizzazioni dei tessuti molli. La CT può non identificare lesioni del DDFT distali al margine prossimale del sesamoide distale (15,8%), aumenti di volume (15,8%) o mineralizzazioni (12,3%).



"Comparisons of computed tomography, contrast-enhanced computed tomography and standing low-field magnetic resonance imaging in horses with lameness localised to the foot. Part 2: Lesion identification" Vallance SA, Bell RJ, Spriet M, Kass PH, Puchalski SM.Equine Vet J. 2011 Jun 23.




Diagnosi in campo delle patologie respiratorie croniche equine

 

Nel venti per cento circa dei casi, necessari per la diagnosi test non disponibili in stalla

L'apparato respiratorio è uno dei sistemi più accessibili per gli esami diagnostici, tuttavia non è semplice facile definire le patologie croniche delle vie aeree inferiori nel cavallo. Le procedure diagnostiche condotte dai veterinari in campo sono spesso limitate alla raccolta dell'anamnesi e all'esame clinico. In un contesto di campo, in alcuni casi si effettuano endoscopie respiratorie, lavaggio tracheale o broncoalveolare e prelievo ematico, ma altre metodiche specifiche ancillari sono condotte raramente. Uno studio ha valutato il valore diagnostico di diverse tecniche e tipi di indagine abitualmente utilizzati nell'iter diagnostico delle patologie croniche delle vie respiratorie inferiori equine sia in stalla sia in clinica.

In base al metodo di inferenza condizionale, l'età del cavallo, l'anamnesi, l'esame clinico, l’endoscopia delle vie respiratorie e la citologia del lavaggio broncoalveolare erano gli strumenti più validi per definire la patologia. Si concludeva inoltre che, nel 22% dei casi, erano necessari metodi di diagnostici ancillari più specifici, non disponibili in campo, per stabilire la diagnosi finale.

In accordo ai risultati dello studio, concludono gli autori, le patologie polmonari croniche più frequenti in Ungheria, sede dello studio, erano quelle infettive, principalmente l’ostruzione ricorrente delle vie aeree. Indipendentemente dalla causa, e inclusa in maniera interessante anche l'ostruzione ricorrente delle vie aeree, queste patologie si verificavano principalmente durante i mesi caldi.


“Diagnostic Approaches for the Assessment of Equine Chronic Pulmonary Disorders” Journal of Equine Veterinary Science. Volume 31, Issue 7 , Pages 400-410, July 2011




Elettrochemioterapia per i melanomi equini

Un’opzione palliativa efficace per lesioni di grosse dimensioni, secondo uno studio

Una cavalla Camargue di 22 anni veniva visitata per segni di disagio durante la masticazione e presenza di alitosi. All'esame clinico si osservavano masse pigmentate bilaterali a carico del labbro superiore e inferiore, soprattutto in forma di placche presso la giunzione muco cutanea, e noduli multipli perivulvari e perianali. L'esame istopatologico delle biopsie delle lesioni cutanee confermava il sospetto clinico di melanoma.

Il proprietario accettava il trattamento delle lesioni con elettrochemioterapia con cisplatino. Dopo due sessioni terapeutiche, le dimensioni dei noduli erano diminuite del 50% e l’animale poteva nutrirsi normalmente. Per problemi economici, il proprietario decideva di sospendere il trattamento.

A un anno dal termine del trattamento le lesioni erano ancora in remissione parziale. L'elettrochemioterapia, concludono gli autori, può essere utilizzata efficacemente per il trattamento palliativo dei grossi melanomi nel cavallo.



“Electrochemotherapy for the Treatment of Multiple Melanomas in a Horse” Enrico P. Spugnini, Gian Lorenzo D' Alterio, Ivan Dotsinsky, Tzvetan Mudrov, Emanuele Dragonetti, Raffaele Murace, Gennaro Citro, Alfonso Baldi.
Journal of Equine Veterinary Science. Volume 31, Issue 8, Pages 430-433, August 2011



Maria Grazia Monzeglio Med Vet PhD
mg.monzeglio@evsrl.it

Fonte: Journal of Equine Veterinary Science

Endometriosi equina:valutazioni.

Uno studio ha cercato di caratterizzare gli aspetti morfofunzionali dell'endometriosi nelle cavalle sterili e nelle fertili utilizzando metodi istopatologici convenzionali e immunoistochimici. Si prelevavano biopsie endometriali durante la stagione riproduttiva fisiologica di 159 cavalle clinicamente sane in estro (età media 12 anni) e si definiva istomorfologicamente la qualità e il grado dell'endometriosi. Le cavalle venivano accoppiate e quelle che partorivano venivano inserite nel gruppo fertili e le altre nel gruppo sterili. Questi due gruppi venivano poi confrontati.

Il 64% (101/159) dei campioni uterini mostrava gradi variabili di endometriosi e veniva utilizzato per questo studio. La popolazione campionata consisteva in 51 cavalle sterili e 50 fertili affette da endometriosi. Si valutava immunoistochimicamente l'espressione dei recettori degli ormoni steroidei (recettori di estrogeni e progesterone) e la secrezione proteica endometriale (uteroglobina [UG], uterocalina [UC], calbindina D9k [CAL], uteroferrina [UF]) (cavalle sterili N = 51, cavalle fertili N = 31).

In confronto con le ghiandole non affette, le ghiandole fibrosiche mostravano generalmente un'espressione proteica ciclo-asincrona e parzialmente disomogenea che si interpretava come un segno di mal differenziazione endometriale nelle aree fibrosiche.

Nelle cavalle sterili (N = 51) più della metà dei campioni bioptici (27/51) mostrava un'endometriosi di tipo distruttivo in gran parte moderata (20/27). Nelle ghiandole affette, la colorazione per UG (17/21) era diminuita. Le cavalle fertili (N = 50) spesso mostravano un'endometriosi lieve di tipo non distruttivo (35/50). Rispetto alle cavalle sterili, le cavalle fertili mostravano statisticamente più spesso un'espressione UG ciclo-sincrona o aumentata all'interno delle ghiandole fibrosiche. Raramente si verificavano manifeste deviazioni di UG o UC.

All'interno dei foci fibrosici, UF spesso dimostrava un'espressione ciclo-sincrona o più intensa sia nelle cavalle fertili (28/31) sia nelle cavalle sterili (41/51), rispetto alle ghiandole sane.

Le cavalle di entrambi i gruppi mostravano una colorazione ciclo-asincrona per i recettori di estrogeni e progesterone nelle cellule stromali delle aree di fibrosi perighiandolare e negli epiteli ghiandolari.

Questi aspetti indicano, concludono agli autori, che le aree affette divengono indipendenti dai meccanismi di controllo uterini ed esibiscono dinamiche di differenziazione specifiche. L'indagine immunoistochimica mostrava che il quadro secretorio differiva tra cavalle sterili e fertili. Questi risultati dovrebbero essere considerati come un'utile aggiunta alla classica categorizzazione di Kenney.


“Morpho-functional studies regarding the fertility prognosis of mares suffering from equine endometrosis” Lehmann J, Ellenberger C, Hoffmann C, Bazer FW, Klug J, Allen WR, Sieme H, Schoon HA. heriogenology. Volume 76, Issue 7 , Pages 1326-1336, 15 October 2011.



Maria Grazia Monzeglio Med Vet PhD
mg.monzeglio@evsrl.it

Mieloencefalopatia da Herpesvirus equino 1: descrizione di un’epidemia

Gravi segni neurologici anche con carichi virali bassi

La mieloencefalopatia (EHM) associata a Herpesvirus equino 1 (EHV-1) è una patologia che colpisce il sistema nervoso centrale dei cavalli. Nonostante l'interesse crescente per questa sindrome, i dati epidemiologici al riguardo sono limitati, soprattutto in relazione alla descrizione di ampi focolai.

Uno studio ha descritto i dati clinici, virologici e molecolari relativi a una grave epidemia di EHM, enfatizzando i metodi diagnostici di laboratorio. L'epidemia si verificava in una scuola di equitazione in Francia (2009), dove 7 cavalli su 66 di età compresa tra 12 e 22 anni sviluppavano segni neurologici. La diagnosi di EHM era supportata dall'identificazione di EHV-1 sia mediante real-time PCR sia con coltura virale e test SNP-PCR per la caratterizzazione del ceppo.

La morbilità di EHM era del 10,6% (7/66), la mortalità del 7,5% (5/66) e il case fatality rate del 71,4% (5/7). La presentazione clinica della malattia era caratterizzata dalla comparsa sistematica della febbre entro due giorni prima che venissero notati i gravi segni neurologici.

EHV-1 veniva identificato mediante PCR in ogni campione ematico e tampone nasale disponibile. Durante l'epidemia si isolava soltanto il ceppo neuropatogeno (G(2254) ). I valori C(t), utilizzati come grado indicativo del carico virale, variavano da 26,0 a 37,0 nei 6 cavalli analizzati. La quantità di virus nei campioni biologici non era sistematicamente correlata all'intensità dei segni clinici osservati.

L'articolo descrive quindi una grave epidemia di EHM, benché limitata nel tempo e ristretta a un unico ambiente. I dati molecolari suggeriscono fortemente di tenere in considerazione qualsiasi carico virale anche basso come possibile fattore di rischio per le manifestazioni neurologiche.



“Outbreak of Equine Herpesvirus Myeloencephalopathy in France: a Clinical and Molecular Investigation” Pronost S, Legrand L, Pitel PH, Wegge B, Lissens J, Freymuth F, Richard E, Fortier G. Transbound Emerg Dis. 2011 Oct 4.


Maria Grazia Monzeglio Med Vet PhD
mg.monzeglio@evsrl.it

 

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